L'Apollo di Gaza

 

PARTITO REPUBBLICANO ITALIANO

UFFICIO AFFARI ESTERI

Sede Nazionale : Via Euclide Turba 38 – Roma 00195

 

 

Rome, September 30th 2019

 

 

Missione Diplomatica Palestinese

Via Guido Baccelli 10

Roma, 00153

 

Dear Sir,

 

I am sorry to be getting back to you with such a delay, but my friend who helps me with internet has been out of Rome for quite a long time.

 

Now he is back and here is my note to you about the Apollo from Gaza.

 

I have included, together with a few small pictures, the letter to your colleague Mustapha Naser describing the find, giving all the elements regarding the sculpture plus some my suggestions about its preservation.

 

It is in Italian and because of its content and points I would suggest to have it translated. As you will then see, it is a document of some relevance because it tells everything there is to know about the discovery.

 

It is followed by my letter in English, dated May 20 th 2014, to Ambassador Mai Alkaila. If I recall, it should have been sent to your National Authority in Ramallah.

 

As you may remember while we were having supper in the Iranian restaurant, we talked about how important to all parts involved would have been the positive conclusion of this matter.

 

Right now we can all see that the Palestinian cause no longer stirs passions in the region as it once did. To introduce this ancient sculpture to the world in the way we spoke about can only help to turn the lights back again on your cause.

 

I sincerely hope you will be able to push this matter forward: it would help your people and show that Palestinians are able to get along with themselves. If this does not happen, and I hope you will agree with me, it will be very difficult to convince the international community that your leaders are ready for a final settlement with the state of Israel.

 

Alberto wishes you his best and as to myself I shall get in touch within a few days.

 

                                                                                                                                 Cordially yours,

                                                                                                                  Edoardo Almagià

 

PARTITO REPUBBLICANO ITALIANO

UFFICIO AFFARI ESTERI

Sede Nazionale : Corso Vittorio Emanuele II 326 – Roma 00186

 

 

Roma, 19 Febbraio 2014

 

Sig. Moustapha Naser

Consigliere Missione Diplomatica Palestinese

Viale Guido Baccelli 10

Roma

 

Caro Signor Naser,

 

Rispondendo alla sua richiesta di informazioni sul recente ritrovamento a Gaza di un'antica scultura in bronzo, sono ben lieto di darle le mie opinioni. Ne avevamo discusso per telefono a fine Gennaio. Con la presente, le affido ora le mie impressioni per iscritto.

 

Il ritrovamento:

 

Benché siano stati sollevati dubbi sulla natura subacquea del ritrovamento, da quello che ho potuto vedere dalle fotografie (ohimè, non della migliore qualità) credo che effettivamente provenga dal fondale marino: dal tipo di patina e dalle tracce di erosione sulla superficie del bronzo, ne deduco che il fondale che lo accoglieva sia stato di tipo sabbioso, non eccessivamente distante dalla costa.

 

Se fosse stata ritrovata su di un fondale roccioso, la scultura mostrerebbe tutt'altro tipo di incrostazioni, patina e corrosione. Le sue condizioni, inoltre, non sarebbero altrettanto buone (Vedi figura).

 

Come la statua possa essere finita in mare :

 

Quando un oggetto viene ritrovato su di un fondale marino possono esservi quattro cause: due di natura geologica e due di natura occasionale.

 

  • Bradisismo: si tratta di un movimento tellurico che provoca un abbassamento (o innalzamento) della crosta terrestre. Tutto ciò che una volta era emerso finisce dunque col essere ricoperto dalle acque.

  • Erosione delle coste: questo fenomeno finisce col far scivolare in mare ciò prima era sulla terraferma.

  • Tempesta: di fronte ad un improvviso peggioramento del tempo ed ingrossamento del mare, l'equipaggio della nave per evitare l'affondamento si libera dei carichi più pesanti gettandoli in mare.

  • Naufragio: la nave va a fondo con tutto il suo carico.

 

Non essendo a conoscenza della storia geologica dell'area, istintivamente sarei più propenso a prendere in considerazione le ultime due ipotesi.

 

L'iconografia:

 

E' mia opinione che gli esperti che hanno esaminato il bronzo si siano sbagliati sull'individuazione del soggetto. Non si tratta di una rappresentazione del dio Apollo, ma di un kouros. Questo perché non sono presenti nella scultura gli attributi del dio. Nell'iconografia classica, Apollo viene infatti sempre rappresentato con in mano un arco oppure una cetra. Questo è vero non solo nella statuaria, ma anche nella pittura vascolare sia a figure nere che a figure rosse. (Vedi figure)

 

Nel caso della scultura in questione, è piuttosto chiaro che la mano sinistra non reggeva nulla: malgrado le dita mancanti, il pugno non sembra chiuso come se a reggere qualcosa.

 

La scultura avrebbe anche potuto rappresentare un atleta nell'atto di offrire una libagione. Mancano però intorno al capo e alle braccia i nastri a dimostrazione della vittoria sportiva. (Vedi figura)

 

La mano destra è aperta, con il palmo rivolto verso l'alto. Con tutta probabilità doveva tenere una patera. Il soggetto rappresenterebbe dunque un giovane in atto di presentare un offerta. (Vedi figure)

 

La datazione:

 

Vi sono solo due possibilità: o si tratta di un originale greco degli inizi del V sec. a.C. oppure di un opera di bottega neo-attica, databile alla metà del I sec. a.C. Si avrebbe in questo caso a che fare con un opera eseguita in epoca romana che si richiama al gusto e allo stile del periodo arcaico. (Vedi figure)

 

La qualità scadente delle fotografie disponibili purtroppo non consente una risposta precisa. Sarà solo dopo un esame approfondito dell'originale stesso che sarà possibile fornire un riscontro certo.

 

Le condizioni:

 

Dalle foto esaminate mi sembra possibile affermare che le condizioni della scultura siano generalmente buone. Sarebbe necessaria un'adeguata pulitura della superficie che non rimuovesse però la bella patina che la ricopre. Il lavoro di consolidamento non dovrebbe presentare eccessive difficoltà.

 

Sarebbe invece urgente procedere all'immersione della scultura in una soluzione liquida al fine di rimuoverne progressivamente il sale che permea il metallo, rimasto sul fondo del mare per oltre 2000 anni. Essenziale è assicurare che la transizione da un ambiente liquido e salino ad un ambiente asciutto sia lenta e graduale.

 

Per un eventuale esposizione, sarebbe necessario infilare un perno in metallo inossidabile e non del tutto rigido all'interno di almeno una delle gambe che poi possa aprirsi sotto le ascelle della scultura al fine di garantirne la stabilità.

 

Ultima cosa che raccomanderei è l'esplorazione del fondale da dove proviene la scultura. Questo permetterebbe di accertarsi se sia giunta lì per motivi geologici (nei dintorni e sulla spiaggia dovrebbero emergere resti murari o frammenti di architettura), oppure se vi sia finita per un incidente in mare. In caso di naufragio, a poca distanza dal luogo di ritrovamento, dovrebbero esservi anche i resti dell'imbarcazione con altri elementi del carico. Nell'ipotesi sia stata gettata in mare, non vi sarebbe ovviamente nulla da trovare nei dintorni. Solo un accurata esplorazione potrà dare risposta al perché l'opera sia finita sommersa.

 

Mi auguro riusciate a trovare un accordo con Hamas per garantire la conservazione di quest'oggetto. Si tratta di una scoperta delle più rilevanti e, il giorno che avrete il vostro Stato, non potrebbe che fare bellissima mostra di sé in un museo nazionale.

 

Se dovesse essere necessario, sono disposto a prestare la mia collaborazione, anche presso Hamas, per far si che la scultura possa essere messa a disposizione dell'Autorità Palestinese e ricevere le dovute cure.

 

Con tutti i miei più cordiali saluti,

 

Edoardo Almagià

 

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