Lettere Persiane

Si tratta di una corrispondenza con un alto esponente della diplomazia iraniana che si protrae nel tempo e abbraccia temi essenziali delle vicende politiche dei nostri due Paesi. 

 

28 Novembre 2023

 

 

Caro Dott. Almagià,

 

Sono molto felice di leggere il suo scritto, restando sempre preoccupato per la sua situazione che sembra non aver fine. La sua mente rimane però comunque attiva e piena di curiosità e la cosa non può che rallegrarmi.

 

Dopo la fine della lunga guerra tra Iran e Iraq, su ordine della Guida Suprema Alì Khamenei i Guardiani della Rivoluzione hanno adottato le seguenti linee politiche:

 

1) Rafforzare gli apparati militari costruendo missili balistici a lungo raggio;

 

2) Incrementare l’influenza dell’Iran sia nel mondo che nella regione attraverso gruppi musulmani sciiti o anche sunniti, a secondo delle convenienze. Per farle un esempio, dopo 40 anni il regime è finalmente riuscito a colpire lo scrittore Salman Rushdie in America.

 

Tutti gli sviluppi e le crisi che vediamo nascere nella regione del vicino Oriente traggono origine dalle manovre del regime iraniano. Nell’attacco di Hamas ad Israele dello scorso 7 di Ottobre sia l’Iran che la Russia perseguivano obbiettivi diversi:

 

1) Distogliere l’attenzione dell’Europa e soprattutto degli Stati Uniti dalla guerra in Ucraina per volgerla in direzione del Medio Oriente. Ciò avrebbe permesso a Putin di riprendere fiato, consolidare le sue forze sul campo e ridurre la pressione sulla Russia;

 

2) Creare seri problemi con Hamas che avrebbero poi coinvolto la popolazione civile palestinese con l’intento di sabotare quel processo di distensione tra Israele e i paesi arabi nel quadro dei cosiddetti “Accordi di Abramo”;

 

3) Spostare l’attenzione dalle faccende interne dell’Iran e ridurne la pressione sul regime affinché questo possa avere mano libera nel contrastare il movimento Zand per la vita e la libertà e continuare con la sua azione di feroce repressione della società civile. Per farle un esempio, esattamente un mese fa una ragazza è stata uccisa a Tehran dalla polizia del regime perché non indossava l’hijab: questo episodio non ha avuto eco a livello internazionale per via del sanguinoso conflitto in corso tra Israele ed Hamas;

 

4) Distruggere il mito dell’invincibilità di Israele, idea che l’Iran ha voluto rinforzare dando la sensazione che lo Stato Ebraico fosse sotto assedio: continui lanci di razzi da parte di Hamas, attacchi di Hezbollah sul confine meridionale del Libano, azioni di disturbo da parte degli Houthi dallo Yemen e agitazioni popolari in Iraq;

 

5) Incrinare la posizione degli Stati Uniti nell’area mettendoli in difficoltà un po’ con tutti.

 

Penso a questo punto che Tehran possa considerarsi relativamente soddisfatta dei risultati ottenuti e che probabilmente riuscirà a fabbricarsi una propria testata nucleare nel prossimo futuro. Con la rimozione da parte delle Nazioni Unite del divieto di vendere e comprare armi risalente all’epoca della guerra con l’Iraq, il regime iraniano può adesso esportare le sue armi in Russia, come già visto, ed anche in altri Paesi sia dell’America Latina che della regione. Ultimamente mi è anche diventato chiaro il potere dell’Iran sul mercato delle valute digitali e fino a che punto riesca così a finanziare i suoi numerosi gruppi affiliati.

 

Per concludere, penso che il regime iraniano sia diventato la prima potenza nella regione e che riesca a proiettare una sua influenza, a volte anche forte, sia negli Stati Uniti che in Europa e persino a livello globale. La comunità internazionale dovrebbe prendere sul serio il potere di Tehran: quest’ultimo, infatti, potrebbe essere in grado di minacciare la sicurezza della regione e del mondo. Iraq, Libano, Siria e Yemen sono pesantemente influenzati dall’Iran che può così usarli come avamposti militari per i suoi progetti. Attenzione, reputo il pericolo atomico come piuttosto serio.

 

In attesa di sentirla appena possibile, le invio i miei più cordiali saluti.

 

MO

 

 

 

Roma, 25 Novembre 2023

 

 

 

 

Caro Ministro,

 

La prego come al solito di scusarmi per l’enorme ritardo con il quale le rispondo, ma lei ormai conosce la mia condizione. Voglio anche aggiungere che dati gli sviluppi in Medio Oriente ho voluto attendere qualche tempo per inviarle una risposta forse più adeguata. Direi che alla fine ciò che stiamo attualmente vivendo non fa che confermare quello che già pensavo.

 

Riguardo le mie faccende personali non va migliorando nulla e continuano a piovere attacchi contro di me. Si ricorda del Tavolo di Politica Estera che avevo messo in piedi? A causa delle mie disgrazie mi è stato tolto, non le dico come, ed ora si è fatto portavoce delle istanze di Putin e di tutte le autocrazie di questo mondo. Mi sono seccato oltremodo, ho tentato di riportarlo sui binari di un tempo nella speranza potesse riprendere a volare alto, ma non è servito a nulla: sono stato ricoperto di insulti ed invettive e mi è stato del tutto negato ogni merito passato, incluso quello di aver fondato il Tavolo e di avervi abbinato anche una rassegna cinematografica.

 

La situazione è degenerata a tal punto che mi sono convinto, e non sono il solo a pensarlo, vi sia qualcuno dietro le quinte che sta operando al soldo della Russia. Il Tavolo era l’ultima cosa rimastami ed in questo orribile paese sono riusciti a distruggere anche quello. Per concludere, le dirò che il nostro sospetto è stato pienamente confermato da fonti private. Ecco a che punto siamo arrivati!

 

Riguardo la sua domanda, mi lasci dire che affrontarla non è cosa da poco. Sul futuro del Medio Oriente, considerando anche tutto quello che sta accadendo di questi tempi, non è certo facile darle una risposta. Prenderò le cose un po' alla larga nella speranza di farle meglio capire da dove parto e come la penso.

 

Premessa: Con la fine della Guerra Fredda si è concluso quel periodo di vita comoda al quale si era fatta l’abitudine e dove ognuno sapeva più o meno con chi schierarsi: il mondo è oggi cambiato e questo è ancor più vero a seguito degli attentati del 11/9/2001.

 

Stiamo attraversando adesso un periodo di grande instabilità e disordine caratterizzato da una perdita di punti di riferimento. Questo è vero sia riguardo le faccende internazionali che le questioni interne di molti paesi e pone la politica di fronte alla necessità di confrontarsi con realtà nuove e alla sfida per costruire un diverso ordine mondiale: sta iniziando tutto intorno a noi una transizione epocale nella quale stanno gradualmente emergendo delle nuove forze che premono per mutare gli equilibri esistenti. Dovremo presto confrontarci con un inedito quadro politico e strategico internazionale. Per questo motivo è necessario agire per impulso ideale e morale e non per sola opportunità politica. Si vince se si guarda avanti, non indietro.

 

La sfida - verso un nuovo ordine mondiale: Per quello che riguarda noi occidentali, credo si possa parlare del tramonto di un ordine mondiale europeo e cristiano che aveva avuto come protagonisti soprattutto la Spagna, l’Olanda, la Francia e l’Inghilterra. A caratterizzarlo: un allargamento del mondo e la conseguente espansione della civiltà europea. Nuove idee e valori apparvero con la Rivoluzione Francese ed il resto venne compiuto dagli immensi progressi tecnici e scientifici dell’Ottocento.

 

All’inizio del Novecento emergono sulla scena due nuove potenze, Stati Uniti e Germania. Poco dopo il mondo entra in guerra come l’inevitabile conseguenza di una situazione internazionale in progressivo deterioramento e lo sbocco della crisi di un intero secolo. Alla fine del conflitto, che nel frattempo si era fatto mondiale, sono scomparsi quattro grandi imperi ed i tempi radicalmente cambiati. Tramonta anche l’illusione di un periodo di progresso lineare e continuo.

 

I successivi vent’anni saranno marcati da rivoluzioni, controrivoluzioni, crisi economiche e dittature. Le questioni irrisolte dai trattati di pace riaffiorano con forza ed il mondo precipita in un secondo conflitto mondiale. I grandi vincitori, che d’ora in poi saranno gli indiscussi protagonisti della scena mondiale, sono gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. Nell’Agosto del 1945 inizia una nuova era: quella nucleare. La loro rivalità apre la porta alla cosiddetta Guerra Fredda e l’Europa cessa di essere al centro del mondo.

 

Da quel momento cambia il modo di far politica estera e l’Europa diventa una mera comparsa. Malgrado le tensioni del periodo, l’arma nucleare aveva insegnato la prudenza e rese sagge le due grandi potenze che riuscivano bene o male a mettere un coperchio sull’agitata pentola internazionale: il mondo si era fatto bipolare e a gestirne gli equilibri erano i rapporti tra queste due nazioni.

 

Caduto il Muro di Berlino e scomparsa l’Unione Sovietica, non erano in pochi a pensare che forse la Storia era finita e si stava entrando in un mondo unipolare retto da quei valori occidentali emersi come indiscussi vincitori. La Storia ha più fantasia di quella che gli si attribuisce e attraverso una serie di inaspettati scossoni e nuovi adattamenti, ha avuto inizio una transizione epocale caratterizzata dall’emergere di nuove forze che premono per giungere a equilibri diversi e meglio capaci di rappresentarle.

 

Il ruolo dell’Europa e dell’Italia nell’attuale contesto: In passato avevo creduto nella possibilità di un’Europa che non fosse basata unicamente sull’economia. Purtroppo le cose non sono andate come speravo: a parte la creazione di una moneta comune e dissentire su tutto, l’Unione non è riuscita ad acquisire una coscienza condivisa e rendersi conto che se non penserà in grande sarà perduta.

 

Credo che anche lei sarà d’accordo sul fatto che il punto di arrivo di ogni processo di unificazione non può essere altro che una comune politica estera e di difesa. Dato che siamo nell’era nucleare, non sarà poi possibile eludere il dibattito sulla realizzazione di una atomica europea.

 

In assenza degli Stati Uniti, l’Europa per conto suo non è attualmente in grado di far nulla: è tutto sulla carta e di concreto vi è ben poco. Da sola Bruxelles non solo non è in grado di affrontare un intervento all’estero ma, come lo si vede con l’Ucraina, neppure di sostenere un conflitto in Europa. Ponendolo in una posizione di estrema debolezza, questa incapacità di realizzare una politica estera comune rende il continente meno sicuro e gli impedisce di emergere come un polo sulla scena globale. L’Europa è e resta un nano politico.

 

Per le sue profonde divisioni l’Unione non ha peso in Medio Oriente benché sia il primo partner commerciale di Israele ed il principale contribuente in favore della popolazione palestinese. Quando si è trattato di prendere una decisione su come affrontare la situazione che si era creata a Gaza l’Europa è riuscita a spaccarsi in tre.

 

In conclusione: capacità di azione politica e militare e competizione economica si intrecciano inestricabilmente e servono a distinguere e separare i forti dai deboli, chi conta dalle comparse. Questo riguardo l’Europa. Quanto all’Italia, malgrado le infinite chiacchiere della nostra politica, non tocca palla.

 

Con ciò mi auguro di aver risposto alla sua domanda sul ruolo internazionale dell’Europa e dell’Italia. In quanto al futuro del Medio Oriente, al momento posso solo dirle ciò che seguirà.

 

Per un possibile futuro in Medio Oriente: Non ho mai visto con simpatia i governi di Netanyahu, soprattutto quest’ultimo: a salire al potere sono state alcune delle più deleterie espressioni del sovranismo, del nazionalismo, dell’intolleranza e dell’estremismo religioso che si possano vedere in Israele. Tutto ciò non ha fatto che accentuare le tensioni con i palestinesi e contribuire a squalificare ulteriormente l’ANP.

 

Con più favore avevo accolto i cosiddetti “Accordi di Abramo”, che avrebbero potuto dare avvio ad un nuovo percorso riguardo il futuro della regione. Avevano purtroppo un difetto che ho più volte sottolineato: erano troppo sbilanciati sull’economia ed avevano praticamente nascosto sotto il tappeto la questione palestinese. A rimanere irrisolta era anche il problema del ruolo dell’Iran nel contesto regionale. I recentissimi e sanguinosi eventi di Gaza, il cui esito finale resta tutt’ora incerto, hanno riacceso i riflettori su questi due problemi e sottolineato l’urgenza di risolverli in modo possibilmente definitivo.

 

Giunti a questo punto e sotto l’incalzante pressione degli eventi, sono dell’opinione che vi siano dei periodi nei quali, una volta posti, certi problemi trovano necessariamente la loro soluzione. Credo ci stiamo arrivando: questa guerra potrebbe essere l’occasione giusta per guardare al futuro e pensare a ciò che verrà affrontando una volta per tutte sia la questione palestinese che quella degli equilibri regionali in Medio Oriente.

 

Questa tragedia può essere dunque l’occasione per disegnare un progetto di futuro che passi dalla distruzione alla ricostruzione, dal disordine dall’ordine. In questo vecchio mondo che continua a distruggersi, dobbiamo trovare il materiale necessario per costruirne uno nuovo partendo dall’idea che in politica estera tutto è connesso e non vi può essere un avvio di equilibrio in un’area senza includervi quella limitrofa. Fino a che non si giunge ad un accordo comprensivo, non vi può essere in quell’area un paese tranquillo.

 

Se i nostri soloni della politica estera sapranno cogliere l’opportunità offerta da questa crisi, non vedo perché debba essere impossibile risolvere non solo il problema palestinese, ma anche quello degli equilibri in Medio Oriente che gli è connesso. Dopo 75 anni di conflitti e di tensioni non è più possibile accontentarsi di ripercorrere i solchi del passato. La Storia in fondo non è che un cimitero di popoli che non seppero guardare al futuro.

 

La vera colpa è la mancanza di immaginazione e l’assenza di uno spiraglio di visione o di interpretazione. Personalmente resto ottimista ma sarà necessario da parte di chi conta mostrare fantasia e con coraggio proporre qualcosa di radicalmente nuovo.

 

Ora la saluto, non tediandola questa volta con le piccole, scontate e provinciali faccende di casa nostra. Le chiedo però in cambio di dirmi nel dettaglio cosa pensa lei di questi eventi e, soprattutto, di quello che è oggi il ruolo dell’Iran nella regione: a farla breve, il suo presente agire con Hamas, Hezbollah e gli Houthi. Vorrei meglio capire fino a dove si estende in questo momento l’impresa del suo Paese di fronte all’attuale situazione.

 

In attesa di risentirla e con i miei più cordiali saluti,

 

EA

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