Si tratta di una corrispondenza con un alto esponente della diplomazia iraniana che si protrae nel tempo e abbraccia temi essenziali delle vicende politiche dei nostri due Paesi.
26 Gennaio 2023
Caro Dott. Almagià,
Per integrare la mia lettera precendente e spiegare in modo migliore la situazione, le aggiungo altre brevi mie considerazioni.
Sono piuttosto dispiaciuto per le notizie che mi da. Ho gradito molto il suo rapporto dettagliato e completo come sempre. La sua analisi mi ha colpito in modo particolare anche per la sua lucidità disincantata.
Ha perfettamente ragione sull'Italia e mi dispiace molto che la democrazia venga usata quasi come un gioco, piuttosto che come strumento di progresso e di sviluppo.
L’Italia è un paese molto conservatore in tanti suoi aspetti e spesso non brilla nel campo dell’istruzione soprattutto per la ricerca scientifica e nello studio approfondito di discipline come l’economia e le scienze politiche. Un po’ come in Iran, anche se in tono minore, la corruzione, l’inganno, le promesse non mantenute, la violazione della legge e l’irresponsabilità sono diffusi anche ai livelli più alti.
Passando all’Iran, il regime come avevo previsto è riuscito a domare e controllare le proteste. Ha adoperato una fortissima repressione e non ha esitato a fare uso della violenza contro i manifestanti. Spesso si è mostrato spietato. In questo momento la situazione si è molto calmata: un gran numero di manifestanti sono stati fermati, messi in carcere e, in alcuni casi, anche giustiziati.
Riguardo i negoziati sul nucleare, li vedo per il momento fermi in quanto penso che gli occidentali siano in attesa di capire quale sarà la situazione del regime. A livello interno il momento non è facile da leggere per via della complessità dei giochi politici e dei rapporti tra le parti coinvolte.
All’estero un gruppo di oppositori iraniani si è accordato a che il figlio dello Shah sia il leader temporaneo dell’opposizione fuori dal paese. Sembra però che questa soluzione non sia condivisa dalla stragrande maggioranza dei manifestanti. Come potrà facilmente immaginare, un personaggio come lui non potrebbe che essere visto in modo a dir poco controverso e dunque accettato con estrema difficoltà. Non si può tornare al passato come se nulla fosse.
In questo momento il regime sta cercando di normalizzare la situazione interna e vorrebbe che l’Europa tornasse al tavolo dei negoziati. I rapporti con l’Occidente sono per ora in uno stato di semi-congelamento. Il Parlamento Europeo ha approvato l’inserimento dei Guardiani della Rivoluzione nell’elenco delle organizzazioni terroristiche, ma paesi come Francia, Italia, Svezia e Belgio non sembrano d’accordo.
Credo di poter dire che Stati Uniti ed Europa non abbiano alcuna intenzione di spingere per un cambio di regime in Iran. Anche politicamente non si muovono in questa logica. Vorrebbero però un cambio di passo nel comportamento del regime.
Le invio adesso tutti i miei più cordiali saluti ed auguri.
MO
31 Dicembre 2022
Caro Dott. Almagià,
Sono rimasto molto, ma molto turbato dalle notizie che ho avuto su di lei. Mi spieghi per favore cosa le sta succedendo: l’ultima volta che ci siamo visti, vero che parliamo di almeno 10 anni fa, le sue condizioni mi sembravano buone e lei stava benone.
Mi creda, sono molto preoccupato per lei e più che dispiaciuto per ciò che le sta accadendo.
Riguardo l’Iran, le manifestazioni di protesta stanno rallentando. Coloro che scendono in piazza accusano stanchezza ed inoltre questo inverno è ben più caldo del solito. Aggiungerò anche che la repressione continua ad essere fortissima: finora si calcola che siano stati uccisi almeno 1000 giovani, 200 dei quali con meno di 15 anni. Vi sono state anche due esecuzioni. Vi sono anche qualcosa come 20mila manifestanti, tra i quali attori, poeti, scrittori e calciatori, che sono in carcere e prossimi ad essere processati in tribunale.
Il regime continua a non mostrare la minima tolleranza e la sua azione si traduce in repressione, tortura ed uccisioni anche di studenti elementari. L’ayatollah Khamenei ed il capo dell’autorità giudiziaria hanno ordinato a tutti i tribunali di emettere verdetti pesanti: per farle un esempio, hanno dato 15 anni ad una ragazza che si era tolta l’hijab. Nei prossimi mesi dobbiamo aspettarci ancora più condanne.
Continuo a pensare che il regime possa ancora continuare a tenere sotto controllo la situazione facendo ampio uso della forza. Vi sono però alcune osservazioni da fare: l’Europa finora non ha reagito in modo adeguato. Sarà però possibile, per via della prosecuzione delle attività nucleari del regime, che l’Unione decida delle sanzioni ancora più pesanti. E’ anche possibile che insieme agli Stati Uniti per via delle forniture militari di missili e droni alla Russia vengano aggravate quelle già esistenti.
Se ciò dovesse accadere, sarà forse un’occasione per i manifestanti di continuare le proteste. Le ulteriori sanzioni non potranno che indebolire il regime che potrebbe incontrare maggiori difficoltà ad affrontare la situazione con il risultato che la protesta avrà la possibilità di aumentare la pressione sul regime.
A questo punto non resta che aspettare e vedere cosa succederà.
Mi tenga per favore aggiornato sulla sua condizione.
Con i miei più cari saluti ed auguri,
MO
Roma, 12 Gennaio 2023
Caro Ministro,
I miei guai non fanno che infittirsi e comincio veramente ad averne abbastanza di questo Paese, della sua gente e delle sue istituzioni. Si tratta di un covo di serpenti capace solo di coltivare la cattiveria, la stupidità e l’ingiustizia. Lei ne sa qualcosa.
Di convivenza civile si può a malapena parlare e le giornate passano tra mezze verità, insinuazioni e bugie, in mezzo a persone che non sono in grado di partorire nulla se non inganni. Lunedì dovrei andar via di casa e ad oggi non ho ancora trovato un posto dove stare e praticamente tutto ciò che ho in banca sono prestiti.
Passando alle faccende locali, l’anno è iniziato con una recrudescenza del COVID, il prolungarsi della guerra in Ucraina e non poche ombre sull’andamento dell’economia. Tutto fa pensare che siamo alla fine di quel ciclo di globalizzazione che abbiamo conosciuto e che si stia entrando in un periodo di ulteriore incertezza. Di fronte a queste sfide sarebbe necessario un risveglio dell’Europa, ma di questi temi purtroppo qui si parla poco.
Anche la politica sta passando una sua fase di transizione all’interno della quale i processi sono gestiti da una generazione superata di politici che si porta appresso il peso di meccanismi culturali a dir poco obsoleti. Hanno quasi tutti piccoli sogni e pensano unicamente alle elezioni successive piuttosto che all’eredità che si lasceranno appresso. E’ sempre più difficile andare avanti in questo calderone nel quale si mischiano e si confondono problemi strutturali e politici.
Che questo modello di gestire le cose stia facendo acqua da tutte le parti ne è piena testimonianza il tasso di astensionismo che, con l’aggiunta delle schede bianche e di quelle nulle, può dirsi intorno al 59%. Si tratta dell’inevitabile risultato di un’ondata di disincanto che ormai si prolunga da anni di fronte ad una politica priva di direzione e incapace di affrontare i problemi che affliggono il Paese. L’elettore si è stancato di recarsi alle urne: vive in un deficit di democrazia con un’amministrazione dello Stato e dei servizi pubblici che non funziona e vorrebbe che le cose si facessero, ma nulla viene fatto.
E’ triste dirlo, ma la forza di questo paese si basa sull’incapacità di confrontarsi col passato, il rifiuto di fare i conti con la Storia e l’assenza di memoria: ciò consente ad ogni italiano di svegliarsi la mattina senza porsi troppe domande.
Alcuni aspetti del nuovo governo: Le aspettative riguardo il nuovo governo sono per il momento alte perché l’arrivo al potere di Fratelli d’Italia, con il fatto di avere anche per la prima volta una donna a Palazzo Chigi, potrebbe aver contribuito a normalizzare la dialettica politica. Questa vittoria di Giorgia Meloni corrisponde dunque ad una grande novità politica e all’abbattimento di alcuni totem.
Malgrado le sue origini missine la Meloni si è mostrata determinata e non priva di capacità, tanto che nello spazio di pochi anni, oscurando la figura di personaggi come Berlusconi, Salvini, Renzi e Conte, è passata dal 3% dei consensi al 30%. Oggi vi è addirittura chi pensa che a cambiare potrebbe essere anche lo schieramento politico del Paese, in quanto reputano possibile che Fratelli d’Italia possa prima o poi convertirsi in un partito non più post fascista, ma conservatore. Se dovesse avvenire quest’evoluzione in senso europeo e democratico, contribuirebbe a stabilizzare la situazione italiana ed ancorare la democrazia.
Vi è anche chi le attribuisce una capacità di autocritica, poiché il nuovo premier ha fatto marcia indietro su tutto quello che pensava dell’Europa, dell’euro e dei rapporti atlantici. Personalmente, vorrei anche ricordare come riguardo gli Stati Uniti aveva dichiarato la sua vicinanza alle idee di Trump.
Ai miei occhi questo nuovo posizionamento, più che ad un’improvvisa conversione, è da attribuirsi ad una necessità che le è stata imposta dalle circostanze: per fare il premier doveva scendere a patti con le realtà del mondo e non poteva che operare sulla scia del percorso intrapreso da Draghi ed in sintonia con il Quirinale. In quanto al suo successo elettorale, più che alle sue qualità penso sia dovuto all’inettitudine degli altri partiti: l’elettore li ha provati tutti e gli restava solo FdI. La politica racconta lo sbandamento di questo Paese.
La scena politica: Malgrado un costante agitarsi, questa continua a caratterizzarsi per una povertà e banalità desolanti e non basta certo proporre l’alternativa di qualche forma di presidenzialismo o semi-presidenzialismo per risolvere i problemi. L’Italia non è certo la Francia, la Germania o gli Stati Uniti e sarà necessario trovare un modo appropriato per far emergere quel sistema di pesi e contrappesi che da un lato assicurino la rappresentanza e l’equilibrio degli interessi e dall’altro la partecipazione sociale.
La partita continua dunque a svolgersi sullo sfondo di una situazione di passaggio e mutamento, nella quale una serie di elementi continuano a drogare la vicenda nazionale, in particolare la pandemia, il PNRR e la guerra in Ucraina. A complicare la situazione si aggiunge l’agire di una classe politica che, invece di dare l’indirizzo e far funzionare le cose, tende ad occupare tutto e togliere spazio al cittadino. Si preoccupa essenzialmente dal consenso quotidiano quando, in un momento come quello attuale, le cose non possono essere affrontate alla giornata. C’è un paese da rimettere in piedi e non si può più sbagliare, soprattutto nella gestione di quelle risorse che arrivano dal PNRR.
L’appartenenza all’Unione Europea e all’euro costituisce una garanzia per un paese l’Italia, che deve affrontare problemi endemici. Data l’entità del debito pubblico, la manovra finanziaria non potrà che essere prudente e non potrà perciò realizzare le promesse fatte in campagna elettorale. Di soldi ce ne sono pochi, il sentiero è stretto e non è certo prudente aumentare il debito pubblico quando il paese non cresce. Vi sono infatti nel tempo scelte serie da fare per evitare che rovini il sistema.
La Banca Centrale Europea ha smesso di acquistare il debito e resta di primaria importanza convincere altre istituzioni ad investire su quello nazionale acquistando titoli di Stato. E’ infatti indispensabile trasmettere ai mercati un messaggio di stabilità e chiarezza, dato che l’Italia è indicata da Bruxelles come il paese in Europa il cui sistema è potenzialmente più esposto. In questo momento si sta dibattendo sull’accettazione o meno dei soldi del MES, quel meccanismo europeo di stabilità al quale hanno aderito tutti tranne l’Italia. In quanto ai soldi del debito europeo, Italia, Romania e Grecia sono i soli paesi che hanno deciso di prenderli tutti.
Un’occhiata ai partiti: Benché la destra sia percorsa da istinti divisivi, la fiducia nella Meloni si aggira intorno al 50%. Riguardo il suo partito, Fratelli d’Italia, ha intuito la necessità di una transizione tra quella che è una componente neofascista, una che ha partecipato alla gestione del potere ed una di ispirazione missina, che per ragioni anagrafiche è in via di estinzione. Tra queste vi è molta zavorra della quale dovrà liberarsi per giungere alla costituzione di un partito conservatore da inserire nel contesto dei partiti europei.
Questo serve a spiegare il suo incontro con il tedesco Manfred Weber, capogruppo dei Popolari Europei e, poco dopo, con la presidente Von der Leyen. Come accennato, la Meloni ha ormai capito che l’Italia può sperare di contare qualcosa solo se sta in Europa. Si tratterà per lei ed il partito di adottare adesso una visione dell’economia e della società diversa da quella che aveva in precedenza. Questo salto di qualità le sarà più facile se si considera che oramai i due terzi di FdI non possono più definirsi di estrazione missina e vi si stanno inserendo inoltre nuove componenti provenienti in gran parte dalla Lega, come è evidente soprattutto in Veneto e Lombardia.
Malgrado questi sviluppi, penso che la Meloni resti ancora prigioniera di meccanismi che le rendono difficile prendere di petto i problemi. Fratelli d’Italia sconta una rilevante debolezza culturale e non ha intorno a sé persone che possano dirsi realmente preparate e competenti. Molti di ciò è frutto di un metodo politico errato che non ha come priorità il bene del paese: servirebbe un salto culturale che ancora non è stato fatto.
Per il premier questo inizio di mandato risponde comunque ad una sorta di luna di miele che vede il paese disposto a concederle una grande apertura. A venirle incontro, anche l’estrema debolezza dell’opposizione e soprattutto del PD, che ormai alcuni sondaggi danno addirittura al 14%. Personalmente continuo a pensare che, malgrado queste condizioni favorevoli, la destra resti impreparata a governare dovendo vedersela con un Salvini che scalpita in cerca di visibilità e che tra due anni potrebbe creargli dei problemi.
Di Salvini e della Lega ho appena detto due cose. Lui e la sua componente sono in caduta libera e continuano a perdere colpi: egli dovrà ora affrontare sussulti interni dovuti in parte ad errori come quello di non sostenere il centrodestra nelle elezioni in Lombardia, mentre nel Nord e nel Centro il suo partito sta subendo un travaso a vantaggio di Fratelli d’Italia. Un certo numero di dirigenti e non pochi elementi della base sembrano guardare in direzione di Bossi e alle origini del partito. I sondaggi lo danno oggi intorno all’8%, quando alle elezioni europee di pochi anni fa era arrivato al 34%.
E’ dalle giornate del Papeete nel 2019 che Salvini ha iniziato la sua parabola discendente rimettendoci in credibilità: poco dopo ha fatto cadere il primo governo Conte per poi rendersi disponibile ad entrare nel suo secondo esecutivo. Non essendo riuscito dopo un discreto tentativo iniziale di fare della Lega un partito nazionale, oggi ha un non indifferente problema di posizionamento e ad aiutarlo vi è il fatto che per ora non sembra esservi un leader capace di sostituirlo. Ha sgomitato per imporre i suoi candidati all’interno del partito e di conseguenza si è alienato i vari Giorgetti, Zaia e Fedriga. Gli industriali del Nord gli stanno voltando le spalle e vale la pena ricordare che il loro asse significa circa il 50% del Pil nazionale.
Ad essere determinante per capire cosa gli stia succedendo, sarà il voto in Lombardia tra poco meno di un mese. Salvini adesso spinge per far passare entro l’anno il progetto di autonomia differenziata. Si tratta di un dossier divisivo che potrebbe far nascere delle tensioni nella compagine governativa.
In Forza Italia le cose non stanno andando bene per Berlusconi. Era il più attaccato a Draghi e la caduta del suo governo, della quale non può dirsi esente da responsabilità, non gli ha giovato. Nella coalizione di centrodestra egli è oggi marginale e trova difficile sottostare ad un premier donna. Per narcisismo poco gli piace non essere lui a distribuire le carte e per darsi una centralità potrebbe sabotare l’agire della Meloni. E’ però ormai vecchio e alla fine non credo gli convenga giocare questa partita.
Egli si è di recente fatto sotto per proporre l’alternativa di un unico partito di centrodestra. La Meloni quest’idea l’ha subito respinta: ai suoi occhi di contenitore ve n’è già uno e questo è il suo partito, Fratelli d’Italia. Berlusconi assicura comunque la sua lealtà al governo. Le elezioni regionali in Lombardia saranno importanti anche per lui, dato che questa regione è stata la culla sia di Forza Italia che della Lega.
Il Partito Democratico si sta preparando in vista delle prossime elezioni nel Lazio ed in Lombardia. Dovrà anche organizzare un congresso che poi gli consenta di votare alle primarie per scegliere il nuovo segretario. I candidati sono quattro: Bonaccini, la Schlein, Cuperlo e la De Micheli. Quest’ultima non penso abbia molte probabilità ed alla fine la sfida sarà tra Bonaccini e la Schlein. Il primo rappresenta la cosiddetta “ditta”, che a farla breve corrisponderebbe alla componente amministrativa del partito. Proviene dall’ala renziana. La seconda, che si è appena iscritta al PD, può definirsi di tendenze radicali e rappresenta un’area movimentista.
Queste due anime del partito si stanno avviando verso un percorso congressuale in una sfida tra due leadership diverse che tendono a discutere troppo sul passato e meno sull’oggi e sul domani. D’ora in poi sarà necessario fare chiarezza e parlare al Paese, non solo ai propri iscritti: si dovrà scegliere una linea e non avviarsi ad uno scontro di leadership.
In questo partito, tra beghe di potere che in parte riguardano l’assegnazione di posti di rilievo, sono in grande evidenza le fratture interne. Il PD appartiene ad un’altra stagione politica e ha perduto la chiave di lettura dei problemi che affliggono il paese: non è più in grado di affrontarli e dare una risposta. Vi regna un clima di astrattezza, dato che quasi tutto si gioca sugli schieramenti e su gruppi di potere che stanno insieme solo per questo. I processi sono gestiti da una generazione politica logorata, se non addirittura superata, che si porta appresso il peso di meccanismi culturali a dir poco obsoleti. Servirebbe un’immissione di gente nuova.
Nel paese un’area di sinistra c’è, ma non riesce a trovare un’identità comune in quanto formata da componenti ex-democristiane, ex-comuniste ed ex-socialiste. Tra queste dovrebbe esserci una fusione, ma si assiste invece ad un’esaltazione di queste identità. Non riesce ad intercettare l’astensionismo e come disegnato da Letta, il PD è oggi in caduta libera. Tramontato il periodo della vocazione maggioritaria incarnato da Veltroni e da Renzi, il Partito Democratico è l’emblema di un partito che incarna lo status quo ed ormai non sa più ormai cosa vuol dire essere di sinistra.
Come le avevo accennato in precedenza, dopo aver subito un’enorme emorragia di iscritti, il partito in questo momento può dirsi smarrito e recentemente quasi uscito dalla scena politica. Il congresso dovrà aprire un dibattito sulla natura della sinistra, che tipo di società vuole e qual è la sua visione culturale. Smarrito di fronte ad un mondo in rapida trasformazione, il partito dovrà disegnare una nuova agenda progettuale, un progetto coerente ed indicare una visione per il futuro.
Le primarie dovranno servire ad avvicinargli un’opinione pubblica più vasta e scegliere chi dovrà sostituire Letta. Quello che è confortante è che né Bonaccini e né la Schlein parlano di scissione. Bisognerà poi decidere cosa sia il PD e dargli un’identità più chiara, dato che fino ad oggi si è parlato soprattutto di organigramma. A questo punto sarà anche necessario vedere come tenere insieme le sue componenti. Se questo processo di ammodernamento e riorganizzazione non verrà affrontato temo che il PD possa forse fare la fine dei socialisti francesi. Da destra viene attaccato da Calenda e Renzi e da Conte da sinistra.
Per non sprofondare nell’irrilevanza, il Partito Democratico avrà bisogno di una revisione critica del proprio operato politico, di rinnovarsi nelle persone e nei contenuti per esprimere infine una nuova classe dirigente nella quale non sia la fedeltà a prevalere, ma la capacità di pensare e di spezzare il sistema delle correnti. Avendo finora basato la sua azione sulla conservazione del potere, questo partito non ha fatto che deludere. Troppe cose sono state dette che non hanno trovato riscontro nei fatti.
Passando al Terzo Polo, penso sia esso stesso alla ricerca di un’identità trovandosi in bilico tra una gestione Renzi ed una di Calenda. Pur adottando atteggiamenti ben diversi in Lombardia e nel Lazio, continua a restare nella logica degli equilibri tradizionali. Anche in questo caso sarebbe necessario creare un’area di centro diversa capace di inserire un grado di novità: benché Renzi e Calenda si agitino molto, non credo siano in grado di incarnare questa novità perché ambedue parte di un sistema ormai superato.
Dei due Calenda è il più realista ed anche in questo caso sarebbe utile che questo polo finisca col saldarsi in un partito unico. Renzi dal canto suo si dichiara pronto a fare opposizione, pur restando aperto su temi determinanti. La battaglia di centro sembra avere troppo a che fare con la personalizzazione della politica, che si è ormai ridotta al “con chi stai e quanti voti ti porti appresso”.
Per concludere, questo Terzo Polo potrebbe essere un elemento di novità riguardo la gestione delle istituzioni e servire al superamento del blocco di destra e di sinistra, in un momento nel quale si assiste ad una disgregazione del quadro politico. Con l’ingresso di Calenda gli elementi al suo interno si sono dedicati soprattutto a salvaguardare il più possibile le loro posizioni elettorali. In Lombardia ci si è aggregata la Moratti che, piena di buona volontà, ha disegnato una riforma scolastica sballata soprattutto perché non adatta ad un paese come l’Italia.
Riguardo il Movimento 5 Stelle, da Roma in su è praticamente scomparso e dopo la frattura con Di Maio si è trasformato nel partito di Conte che, cavalcando l’onda populista, è diventato l’uomo del Sud, della sinistra e un po’ di tutti. Più che orientare l’opinione pubblica, la insegue battendo le piazze e parlando con la gente. Questo nuovo M5S si fonda su un’agenda sociale che abbraccia temi abbandonati dal PD come salario minimo e reddito di cittadinanza. L’ironia è che colui che era l’avvocato delle multinazionali si è ora incarnato nell’alfiere della sinistra.
Anche se non parte delle forze politiche, merita due righe pure la Chiesa. Con la morte del Papa emerito Ratzinger e la cattiva salute di Papa Francesco si trova oggi coinvolta in una serie di scandali ed è anche lei in profonda crisi ed in una fase di attesa. Avrà bisogno di trovare qualche sponda con chi governa dati i suoi interessi nel paese, che soprattutto qui a Roma hanno molto a che vedere con la sanità e la scuola.
Vale la pena ricordare che l’80% del bilancio regionale è assorbito dalla sanità, così come il 75% del suo debito, che corrisponde a circa 30 miliardi di euro. Come avrà capito, oltre che a troppi interessi, vi regna anche una buona dose di malamministrazione. Da sondaggi e da alcune recenti prese di posizione del Messaggero, di proprietà del costruttore Caltagirone, si potrebbe desumere che nel Lazio a vincere sarà la destra.
Economia e Meridione: La fine dello scorso anno ha dato discrete notizie sull’andamento dell’economia. L’occupazione è salita di poco più del 4%, mentre il Pil ha toccato il 3,9%. La disoccupazione è scesa all’8,5%. Più incoraggianti anche le notizie sulla domanda interna ed i consumi delle famiglie.
Per quest’anno le previsioni sono meno rosee: il Pil previsto è in drastica discesa e non dovrebbe superare lo 0,4%. L’occupazione dovrebbe salire solo dello 0,5%. Secondo Confindustria, per i prossimi mesi il paese è a rischio stagnazione: il prezzo dell’energia è più che triplicato ed un’inflazione prossima al 12% colpisce la capacità di spesa riducendo il potere di acquisto e gli investimenti. L’aumento da parte della BCE di 50 punti base dei tassi d’interesse rende più caro il costo del denaro. Voglio ricordare che l’Italia resta il maggior beneficiario dei fondi europei e come al solito i giovani vengono lasciati indietro.
Passando al Meridione, generalmente parlando si può dire che come va il Sud, tende ad andare l’Italia. In questi ultimi tempi, anche se contraddittori, si sono visti alcuni segnali di ripresa. Con quest’anno però, come nel caso dell’economia nazionale, è previsto che il Mezzogiorno entri in recessione.
In questi ultimi anni i programmi dei governi si sono rivelati un libro dei sogni. Per ottenere qualcosa ci vorrebbe una stabilità politica maggiore e dei governi capaci di durare almeno 5 anni. Questo continuo fare e disfare di esecutivi non può che ostacolare qualsiasi sforzo e programma. Se non dovesse cambiare qualcosa, con questi chiari di luna sarà difficile raggiungere gli obbiettivi sperati. E’ necessario aggiungere che oltre ai vari ostacoli rappresentati dagli apparati dello Stato, soprattutto quelli locali, vi è anche una forte mancanza di personale pubblico qualificato.
Il programma dell’attuale governo è tutto sommato sensato, ma toccherà assistere come al solito allo scontro con quello che è la realtà regionale, in particolare quelle terribili lungaggini burocratiche dove, tra Regioni e Comuni, per fare qualsiasi cosa servono più di 40 approvazioni. Tenendo a mente questi fattori, o si ottiene una proroga da Bruxelles o vedo difficile come si potrà andare avanti con i soldi del PNRR.
A scapito di quelle regioni va aggiunta la presenza di una criminalità organizzata che resta una costante. Si tratta di un fenomeno endemico e storico che riguarda la stessa mentalità della gente che vive in quei territori. Un fatto di costume anche la corruzione, che è del tutto trasversale e non certo prerogativa della destra o della sinistra. Tante più leggi ha lo Stato, tanto più questa prolifera. Non parliamo poi delle alleanze tra burocrazia, imprenditoria e mafia.
Per rendere più interessante la situazione è necessario capire che non è possibile basarsi sul mondo delle statistiche ufficiali. Ne esiste uno parallelo, ma non quantificabile, che oltre a quella illegale abbraccia anche un’economia sommersa. A farla breve, nel Meridione coesistono tre forme di economia: una ufficiale, una sommersa ed una legata alla criminalità organizzata. Vi sono dunque molte ricchezze non dichiarate, dato che quest’economia parallela è tollerata, se non addirittura accettata: le autorità sanno che viste le condizioni del Sud, se ciò non fosse scoppierebbe una rivolta. Nulla viene dunque tracciato e più si va a Sud, più il fenomeno è accentuato: il Meridione regge perché la gente ha imparato ad arrangiarsi.
Ufficialmente il divario di Pil tra Nord e Sud è pressappoco del 35%: la tolleranza di questa economia parallela che sfugge alle statistiche di fatto lo riduce del 10-15%. Va aggiunto che si tratta di un’area non priva di paradossi, in quanto vi sono alcune zone di eccellenza che offrono un certo benessere, e questo è soprattutto vero per quelle località ad alta vocazione turistica. Accanto a queste, soprattutto nelle comunità montane, vi sono aree in via di spopolamento.
A pesare, oltre che agli storici ritardi, l’abbandono dei giovani. Ogni anno se ne specializzano circa 200 mila che poi fanno le valigie per dirigersi o al Nord o all’estero: si tratta soprattutto di medici, ingegneri, farmacisti, tecnici e lavoratori specializzati. Il Mezzogiorno resta dunque in sofferenza, quell’economia che una volta ha prodotto l’Ilva oggi non c’è più e non resta che sperare nell’impulso che potrebbe venire da quelle grandi opere pubbliche finanziate dai soldi del PNRR.
Ruberie, favori e cattive gestioni: Ad aumentare il malessere, oltre che la stagnazione ed una cattiva politica fatta di minuti interessi e piccole rivalità che scavano un profondo fossato tra questa politica e le dinamiche del mondo, il cittadino si trova di fronte ad una classe dirigente che troppo spesso mente, imbroglia e trucca i conti. Emblematici di questa situazione gli scandali che coinvolgono il Vaticano, il cosiddetto Qatargate, la questione legata a Soumahoro e le coop agricole ed infine la frana di Casamicciola ad Ischia che ha causato 12 morti e 5 feriti.
Senza entrare in tutti gli intrecci che coinvolgono il Vaticano, vale la pena di spendere due parole sullo scandalo del Qatargate che ha travolto il Parlamento Europeo e messo sotto attacco la democrazia dell’Unione. Si tratta di episodi di corruzione in piena sede europea a favore del Qatar per via dei Mondiali di Calcio e del Marocco, in cerca di un’immagine migliore. Non a caso la maggior parte dei protagonisti sono italiani, tanto che sulla stampa estera si parla di “Italian Job”. Dalle legittime e spesso utili attività delle lobbies, si è passati alla corruzione e date le circostanze non vi sarebbe da stupirsi se quest’episodio non fosse che la punta di un iceberg.
A Bruxelles sono attualmente presenti circa 49 mila lobbisti e anche se la gran parte svolge il suo lavoro con competenza ed in piena correttezza, altri non fanno altrettanto. Vi sono iscritte qualcosa come 3480 Ong che fanno attività di lobby e chiedono finanziamenti. 161 sono italiane. L’Europa non si tutela abbastanza e non riesce a far rispettare la sua sovranità da questo tipo di ingerenze. A gioire sono i critici dell’Unione. Non è infatti obbligatorio indicare gli incontri con i lobbisti ed a investigare in questo scandalo senza precedenti nel Parlamento Europeo è stata la giustizia belga. A questo punto è stata aperta anche un’inchiesta interna per assicurare la trasparenza dei finanziamenti agli eletti.
Dalla vicenda si evince che mentre all’estero per chi commette un reato la carriera solitamente finisce, qui da noi invece spesso ne segna l’inizio. Non vi è una regolamentazione che controlli l’attività delle lobbies: ne esce dunque un sistema di porte girevoli privo di regole che serve soprattutto ai partiti per mantenere e distribuire il potere. Non parliamo poi degli arricchimenti personali. Altrettanto squallido il caso che ruota intorno al deputato di Sinistra Italiana e Verdi, Aboubakar Soumahoro. In questo caso si parla di cooperative, mancati pagamenti, società-schermo, fatture per operazioni inesistenti, bonifici verso l’estero, evasione fiscale e richiesta di fondi pubblici. Le vittime sarebbero braccianti, immigrati e profughi vessati da condizioni di sfruttamento indecenti.
Tipicamente italiana la tragedia di Ischia. La frana che ha travolto il comune di Casamicciola non è che una metafora della situazione del paese. Per motivi idrogeologici resi più acuti dalla cementificazione e dall’incuria del territorio, delle 800 mila frane che avvengono annualmente in Europa, 600 mila si verificano qui da noi. Il 94% dei comuni, non a caso, si trova in una situazione di grande fragilità territoriale mentre tutto intorno dilaga l’abusivismo. Se a ciò si aggiunge un’abbondante pioggia, ecco verificarsi il disastro: fiumi di fango, abitazioni distrutte o danneggiate, auto spazzate via, strade divelte, ingenti danni economici e vite spezzate.
Il motivo: una serie di norme assurde ed antiquate, sostenute dai poteri politici locali e nazionali, che portano ad uno stato di illegalità increscioso che fa sì che nella sola Campania qualcosa come il 64% delle case sia abusivo. Vi sono in Italia almeno 10 milioni di abitazioni da demolire ed ovviamente nessuno alza un dito: solo intorno al Vesuvio vi sono almeno 700 mila persone che vivono dove non dovrebbero stare. Si tratta di una congiura di colpevoli che vede insieme le vittime con la classe politica locale, regionale e nazionale. I danni sono anche paesaggistici, dato che interi angoli del paese, soprattutto le coste, sono stati sfregiati da una cementificazione selvaggia e costruzioni bruttissime.
Da queste poche righe avrà intuito la trasversalità degli scandali. Se a questi si aggiungono disfunzioni, inefficienze, carovita ed illegalità varie,si renderà conto di quanto sia triste il Paese e di quanto siano rassegnati gli italiani. Vi circola un malessere profondo, figlio di un destino collettivo che rischia tradursi in stagnazione. Disarmato, impotente e soffocato da luoghi comuni il cittadino segue la corrente sperando per il meglio, ma la speranza non è una politica.
Uno Stato indifferente e colpevole: Lei ha vissuto qui a lungo ed ha potuto vedere, sperimentare e subire non poche cose. Di conseguenza, si sarà accorto di come lo Stato tenda a fare di ogni individuo un estraneo e di come troppo spesso neghi o avvilisca la natura umana e quelli che sono i valori più importanti. Tutto diventa scartoffie e divieto di agire, resta solo la verbosità sancita dal discorso ufficiale, il disprezzo sistematico sia dell’essere umano che della coabitazione civile, tutto ciò figlio di un nazionalismo scaduto e di un autoritarismo astratto.
I politici non studiano a sufficienza, il loro flagello è l’improvvisazione e con loro il discorso informato viene sovente sostituito da visioni ideologiche: in troppi sembrano aver dimenticato che la libertà ed il libero confronto delle differenze sono la condizione indispensabile della creazione intellettuale e della giustizia. In breve, l’idea di limite, di equilibrio e di misura dovrebbe determinare non solo la condotta delle persone, ma anche quella degli Stati.
E’ con le parole e la ragione che si dovrebbero cambiare le cose ma qui nessuno ascolta e alla fine ci vorrà il gesto: non si può andare avanti con la vecchia tradizione che solo i deboli vanno in aria. Questi sono posti così pomposamente sulle liste di proscrizione per far dimenticare o nascondere chi sono i veri colpevoli. Non si può vivere impunemente per anni sotto la continua oppressione di una propaganda menzognera. Il sangue impiega tempo per salire dai piedi alla testa, ma quando vi giungerà se ne potranno vedere delle belle: tutto ciò che è stato deformato e costretto al silenzio prima o poi tornerà a galla per esigere la sua vendetta.
La lascio con queste amare considerazioni sullo stato delle cose da queste parti e come al solito le chiederei di farmi avere con qualche dettaglio in più le sue opinioni sull’evoluzione della situazione in Iran e sugli equilibri delle varie forze in campo, in modo particolare il regime, i Guardiani della Rivoluzione, le forze armate, i giovani, i gruppi sociali e le etnie.
Con impaziente attesa, le invio i miei più cordiali saluti.
EA