Lettere Persiane - Anno 2013

Tehran, Giovedì 5 Settembre 2013

 

 

 

Caro dott. Almagià,

 

La ringrazio per le sue spiegazioni che illustrano con chiarezza gli sviluppi politici del suo Paese. Come lei dice, l'Italia sta scadendo di livello in Europa, la cultura politica vi appare mafiosa e continua il suo declassamento internazionale.

 

Riguardo l'Iran, la priorità del governo Rohani è essenzialmente tesa allo sviluppo dell'economia. In Iran le difficoltà sono enormi e molteplici. Le illustro alcuni dei motivi principali:

 

  1. Le sanzioni internazionali.

     

  2. Il saccheggio della ricchezza nazionale da parte degli autorità ai livelli più vari.

     

  3. L'esportazione di petrolio, che oggi ammonta a circa 800 mila barili al giorno, non è sufficiente a coprire le spese di un paese giovane, con oltre 70 milioni di abitanti quale è l'Iran.

     

  4. L'inflazione si aggira intorno al 45%, i prezzi hanno raggiunto livelli astronomici, il tasso di povertà sfiora l' 83%.

 

Penso che le autorità iraniane, inclusi l'Ayatollah Khamenei e i Guardiani della Rivoluzione, intendono salvaguardarsi da questa situazione: le sanzioni impediscono loro il saccheggio del Paese. Per queste persone le esigenze della nazione non contano quanto i profitti personali. Precedenza loro è l'arricchimento e non il benessere quotidiano degli iraniani.

 

L'attuale governo, come tutti quelli che lo hanno preceduto, è stato scelto per facilitare il saccheggio del Paese, questa volta attraverso una faccia nuova, quella di Rohani. Per cercare di neutralizzare l'effetto delle sanzioni, hanno nominato il dott. Zarif, diplomatico navigato e di lunga esperienza. Egli molto non potrà fare: è l'uomo giusto al posto giusto, ma nel tempo sbagliato. La comunità internazionale sa bene essere Khamenei e i Guardiani che continuano a prendere le decisioni fondamentali sia in politica interna che in quella estera.

 

Riguardo la Siria, resto dell'opinione che non vi sarà intervento militare per i motivi che sono sicuro lei già conosce bene: presenza della Divisione Quds, di Hezbollah e anche l'attività della Russia che in Siria ha una sua base militare. Anche il ruolo strategico e la geopolitica della Siria sono di ostacolo ad un intervento armato. La situazione si prolungherà finché gli Stati Uniti e l'Europa continueranno ad inviare aiuti all'Esercito Libero Siriano. La politica del mio Paese è chiarissima: appoggio totale ad Assad per avere una supremazia regionale.

 

Passando all'Egitto, non spettano a Rohani le decisioni, ma a Khamenei e ai Guardiani della Rivoluzione. Questi, infatti, vi appoggiano i Fratelli Musulmani e il polo Islamico. Tutti i paesi Arabi, e anche l'Iran, hanno una società bipolare: un polo che aspira ad un governo Islamico mentre l'altro ha come obiettivo un sistema politico di stampo laico e secolare. Per raggiungere un contratto sociale che consenta il secolarismo ci vuole tempo, in quanto la decisione spetta alla società nel suo insieme. Il regime di Tehran, in questo momento, è soprattutto concentrato sulla Siria e di conseguenza presta meno attenzione alle faccende in Egitto.

 

I conflitti settari sono componente fondamentale per capire le crisi in seno ai Paesi musulmani: sono sempre esistiti e continuano anche oggi. In Egitto, Iraq, Afghanistan, Pakistan, nei Paesi Arabi del Golfo, in Tunisia e Marocco covano da sempre tensioni tra Sunniti e Sciiti: per questo motivo, ancora oggi assistiamo ad episodi di violenza, con scontri e vittime. Finché non si riuscirà a trovare una via d'uscita, anche in Iran si continuerà a patire scontri settari fra Sciiti, Sunniti e anche Bahai ed Ebrei.

 

Resto dell'opinione che sarà difficile contare sul nuovo governo Rohani, la scelta di quest'ultimo essendo figlia delle sanzioni. Come i suoi predecessori, anche lui non avrà il potere di fare cambiamenti sostanziali in politica interna e in quella estera. Aggiungerei anche che non ha neppure l'autorità per concedere la libertà ai prigionieri politici.

 

Spero sentirla presto, con i miei cordiali saluti,

 

Mo. 


 
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