01.03.2018 - Email al Ministro Mo.

Roma, 3 Gennaio 2018

 

 

Caro Ministro,

 

Si è finalmente concluso questo 2017, che è stato l’anno più triste della mia vita. Ho perduto mio figlio, mia madre e la bella villa che avevo in campagna. Mi trovo adesso ammalato e con quasi nulla in tasca. Vediamo quali sorprese porterà l’anno che nasce.

 

Lei come sta e come le vanno le cose? Ci terrei mi desse qualche notizia di più dato che è sempre piuttosto parco nello scrivere.

 

Qui la solita noia, con nessuno che ha nulla di nuovo da dare. Per i nostri politici, che si stanno diminuendo da soli, è anche una sconfitta morale: per loro e per il Paese si tratta ora di salvare il salvabile. Il dramma dei partiti sarà l’astensione, dato che in questo marasma non vedo possibile come possano rigenerarsi. La nostra politica è un cantiere ripugnante nel quale tutto va ricostruito.

 

Temo che le prossime elezioni possano concludersi senza maggioranza e nella più totale assenza di una visione politica capace di disegnare il futuro del Paese. Vi è la seria possibilità che alla fine nessuno potrà dirsi vincitore e l’osceno sistema continuerà a perpetrarsi: bene per chi ci sta dentro, male per chi ci sta fuori.

 

Questo Paese è un verminaio di corporazioni con forti sacche di resistenza che si oppongono a ogni tentativo di riforma e fanno il possibile per scartare ogni esercizio di libero pensiero. Più vado avanti nell’osservare le cose, più temo che quello nostro è lo Stato peggiore d’Europa. Dalle mie esperienze personali posso dirle che questo preponderare della pubblica amministrazione sulla politica è figlio del fatto che i nostro governanti, non sapendo nulla, temono i funzionari e questi fanno spesso ciò che più a loro conviene, in barba al Parlamento e alla democrazia. Come avrà capito, siamo in mano a gente che non ha meriti.

Riguardo le cose della politica, si è appena conclusa la legislatura. Il presidente Mattarella ha pronunciato il suo discorso di fine anno e Gentiloni continuerà ad esercitare il suo ruolo fino alle prossime elezioni, stabilite alla fine per il 4 Marzo.

 

L’anno si è concluso in uno sgradevole clima da campagna elettorale. Le rivalità tra i partiti e al loro interno non fanno che aumentare l’incertezza e allontanare il cittadino da una politica che alla gente non parla più e non riesce a scaldare i cuori.

 

Esempio di questa situazione è stata la commissione parlamentare sulle banche che ha da poco concluso i suoi lavori. Più che gettare luce su ciò che è avvenuto è servita a riflettere le rivalità tra le parti, al punto che non è stata in grado di esprimere un documento unitario. Ne sono stati sfornati vari, che hanno messo a fuoco le posizioni di parte espresse dalle varie fazioni. Nessuno ne è uscito bene, né la politica né i banchieri, per non parlare poi della Consob e di Bankitalia che non hanno certamente compiuto il loro dovere fino in fondo. Renzi e la Boschi ne sono usciti indeboliti. Raramente ho visto un partito capace di farsi tanto male quanto il PD.

 

Per il resto, i numeri non si sono trovati per fare approvare la legge sullo ius soli anche se però questo governo è riuscito a far qualcosa nel campo dei diritti civili. Mi riferisco in particolare al cosiddetto testamento biologico e alle unioni civili. Nota di rilievo, proprio quando la legislatura stava volgendo al termine, è passata in Parlamento la proposta di inviare in Niger un contingente di 500 uomini. Si tratta di una missione da condurre nell’ambito di una operazione francese che coinvolge Mali, Niger e Ciad.

 

Gli uomini verranno presi tra quelli che oggi operano in Iraq. Loro compito, formalmente, è quello di addestrare forze di intervento locali. E’ poi ovvio che le circostanze del posto, non esattamente delle più tranquille, possano costringere ad altre forme di impegno. Si è dunque assistito a Montecitorio ad una sorta di bagarre con le sinistre che volevano porre severi limiti alle regole di ingaggio, il che vuol dire vietato sparare. La cosa è di una tale ingenuità da confinare con la follia: se attaccati, come reagiranno?

 

Tornando al PD, nei vari sondaggi i suoi numeri sono in calo, mentre continuano a salire quelli della protesta incarnata dal Movimento 5 Stelle. Quest’insoddisfazione si esprime anche con il voto alla Lega e a Fratelli d’Italia, che però non salgono nei sondaggi probabilmente perché troppo legati agli abituali giochi politici. L’altro a crescere è Forza Italia, rappresentato da un Berlusconi imbalsamato che continua a irretire un pubblico ignorante con un mucchio di fandonie, quale è la storiella di quando era presidente dell’Europa e Bush figlio lo chiamava per farsi consigliare. La concludeva con una battuta di Kissinger, pronunciata oltre una generazione fa, su chi chiamare per parlare con gli europei. I più acuti sorridono in modo beffardo, per gli altri l’ex-Cavaliere, con i suoi 25 anni di trascorsi politici, trasmette un qualche senso di continuità al quale aggrapparsi.

 

In questo contesto continuano le transumanze dei nostri meschini politici, che appena possibile si fanno dispetti e si ingegnano a creare nuovi mostriciattoli, battezzandoli con sigle spesso accompagnate da nomi propri che tutto ricordano tranne un partito. Si tratta quasi sempre di gruppuscoli personali, o comunque feudali, alla ricerca di un collocamento che consenta ad alcuni di salvare la poltrona e ad altri di poter continuare a litigare in famiglia.

 

Esempio di questo andazzo è il passaggio del presidente del Senato Grasso che senza dimettersi, nel pieno delle sue funzioni, salta dal PD renziano per capeggiare una nuova formazione di sinistra nata per astio verso Renzi e alla quale appiccica subito il suo nome. Politicamente parlando, il personaggio non ha significato in quanto non appartenente a nessuna scuola di pensiero. Gli ha mai detto nessuno poi che ai magistrati non è consentito entrare in politica? Nel nostro Paese delle meraviglie troviamo invece magistrati dappertutto, a cominciare da Scalfaro, eletto addirittura Presidente della Repubblica.

 

Tra i vari casini, stanno iniziando squallidi duelli tra i vari Tremonti e Sgarbi e personaggi tra i più bolliti, quali Lupi, Cesa e Formigoni per la cosiddetta “quarta gamba” del centrodestra. Immagino lei stia già sbadigliando, se non addirittura deprimendosi: ne ha tutti i motivi. Per rallegrarla un minimo le chiederò di immaginare cosa dirà Salvini di questa “zampa” e per farla ridere, sappia che si presenteranno almeno quattro sigle comuniste, cosa che ormai non si vede neppure più a Cuba.

 

Tutto questo brulicare di sigle di pseudo-partiti, partitini e partitucci, divisi o in combutta, apre il sipario per illuminare una scena grottesca sulla quale si agitano senza direzione caricature di uomini politici privi degli strumenti e del coraggio per affrontare il futuro. Il balletto continua in un clima di sconcertante mancanza di pensiero, incapace di rispondere alle esigenze della platea elettorale e che non consente ad una società in crisi di ripartire.

 

Temo l’opera si concluderà con un’Italia ancora più declassata ed in marcia verso una posizione sempre più periferica.

 

In un tale contesto è inutile domandarsi perché il Paese abbia oggi quella che è forse la più bassa produttività d’Europa e come mai la maggioranza dei giovani dotati di più talento ed istruzione se ne vada a frotte per iniziare una vita migliore altrove.

 

Come lei sa, il lavoro non può che crescere insieme alla produttività e tanto un Paese è tecnologicamente avanzato, tanto più c’è occupazione. Qui si è arrivati al punto che la pizza è diventata patrimonio immateriale dell’umanità e che l’opinione di un cuoco – scusi, di uno chef – è più ricercata di quella di un docente universitario: quando alla televisione si parla di cultura, non si fa che menzionare la dieta mediterranea e mostrare quelle tremende sagre agroalimentari dei borghi di provincia, tra piatti, posate e bicchieri di plastica, rivoli di olio e di sughi vari, metri di salsicce, chili di porchetta e cesti di salami.

Mi creda, quando i nostri maestri in scemenze sostengono che questo è il Paese migliore al mondo dove vivere, c’è da domandarsi quali droghe stiano prendendo. Se vedesse com’è ridotta Roma ed il livello di maleducazione, ignoranza e villania della gente ne rimarrebbe allibito. Tra mura imbrattate di graffiti, immondizia per le strade, buche nell’asfalto, marciapiedi sfondati, manifesti dappertutto e parchi in stato d’abbandono, l’imbarbarimento procede allegramente e la vita si fa sempre meno civile. Se l’attività politica è la traduzione delle idee in realtà, un Paese così brutto e sgradevole non può che essere figlio di pensieri che non hanno nulla di buono.

 

Pensi solo che Dubai accoglie oggi più turisti di Roma ed un terzo di tutti quelli che arrivano in Italia. Per numero di laureati siamo ultimi in Europa dopo la Romania e le quattro regioni del sud sono in fondo alla classifica per il tasso d’occupazione. La sola Andalusia accoglie più vacanzieri di tutto il Meridione. La metà delle nostre industrie più produttive è passata in mani straniere.

 

Tra preti, fascisti e comunisti, questo Paese ha di tutto nel proprio patrimonio genetico, salvo che una sana idea di mercato e della proprietà: con i vincoli non si creano lavoro e concorrenza. Qui tutto si fa tranne che favorire la crescita imprenditoriale. A peggiorar le cose: lo stato pietoso della nostra giustizia e l’assenza di meritocrazia.

 

Tra le vittime di fine anno in Parlamento, la legge sulla cittadinanza e la proposta di abolire il vitalizio dei politici. Non che quest’ultima faccia una grande differenza nel bilancio dello Stato, ma in momenti come questi sarebbe utile che i nostri politici dessero il buon esempio. In ambo i casi ovviamente ognuno si rimpalla le responsabilità: particolarmente infiammate le accuse tra il PD e il M5S. Voglio vedere tra poco cosa accadrà con lo sblocco dei contratti del personale di Camera e Senato. La nostra classe dirigente considera il privilegio come un fatto sistematico.

 

Dopo averle tanto detto, sono assai curioso di vedere cosa accadrà allo scoccare dell’ora del voto. I nostri dovrebbero avere ormai imparato che non è più sufficiente dire “dateci il voto perché siamo noi”: l’elettore va persuaso che i discorsi pronunciati e le promesse sciorinate non siano mere parole ma prospettive di speranza e cambiamento da realizzare poi concretamente.

La gente non è cieca, vede lo stato delle cose, di come siano difficili e si rende conto che la società si è fatta più complessa ed articolata: di palliativi e piccolo cabotaggio ne ha le tasche piene. Chi governa e le chiede il voto dovrebbe mostrarsi capace di ascoltarla, seguirne ed interpretarne le trasformazioni; dovrebbe proiettarsi verso il futuro, rinunciare alle consuete soluzioni precarie per trovarne di più stabili e coerenti.

 

Se non si concede spazio al cittadino, se si continua a non ascoltare o a far finta di niente, se la risposta è sempre no, se la voce del popolo non riesce a farsi sentire in Parlamento, ebbene lo farà in piazza: una classe politica in queste condizioni non può funzionare.

 

Non meno allegra la situazione in Europa: il problema della Brexit, lo stallo elettorale in Germania, la farsa catalana, i contrasti con Polonia ed Ungheria e le imminenti elezioni in Italia fanno aumentare incertezza e tensioni. In troppe società vi è scontento permeato da senso di ingiustizia, con stipendi che non salgono, mancanza di lavoro, disuguaglianze sempre più marcate, declino di prospettive economiche e sistemi pensionistici in crisi. Tutto ciò non può che riflettersi anche in ambito politico, con il risultato che non si vede una spinta verso l’unità.

 

L’Europa avrebbe tutte le possibilità e tutti i mezzi per contare. Purtroppo resta ferma e continua a non esistere sulla scena internazionale. Resta il duopolio Stati Uniti – Russia e sono gli attuali centri di crisi a renderlo palese.

Con questo spero di averle dato un’idea del clima che si sta respirando sia da noi che in Europa. La prossima volta entrerò più nel dettaglio, mi sono limitato oggi ad inviarle alcune considerazioni di fine anno.

 

Vedo che in Iran stanno accadendo fatti di notevole importanza. Sembrano manifestazioni prive di disegno e di capi, frutto dell’insoddisfazione e dello scontento delle classi meno abbienti: è così o c’è dell’altro?

 

E’ mia impressione che Stati Uniti e Russia debbano accordarsi sui centri di crisi. Le cose mi sembrano più chiare in Siria e in Libia; vi sarà più da fare per l’Iraq e l’Afghanistan; Libano e Yemen sono propaggini. Come condurrebbe la partita l’Iran se il suo principale alleato dovesse accordarsi con gli americani? Un indebolimento del suo Paese andrebbe incontro alle esigenze di Washington e faciliterebbe i passi di Putin.

 

Sono curioso di leggere le sue considerazioni riguardo queste domande. Per il resto, le invio i miei più cordiali saluti e mi auguro di avere presto sue notizie. In quanto a me, sono in attesa di iniziare il trattamento di radioterapia nella speranza che possa definitivamente risolvere i miei problemi di salute.

 

EA

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